Il castello.
Notte senza stelle, il cielo avvolto in una nebbia buia
rischiarata
da ragnatele di lampi dalla luce fioca sanguigna che si
muovono al
rallentatore. In mezzo come un ragno deforme sul
picco di una montagna un
lugubre castello turrito come quelli
che dovevano esserci in Transilvania
quando i “signori” si
nutrivano di sangue. Si sente un battito d’ali dall’alto
scendere
al ponte levatoio, la forma di uno Sguardo che guarda,
scalpiccio di
passi sulla ghiaia, una campana rintoccare. Un
lampo esplode sulla scena, il
castello appare nitido,
semidiroccato, macerie dappertutto, tutte le finestre
sprangate.
Del visitatore si vede solo uno Sguardo che guarda.