L’interrogatorio.
Un buco nello scantinato dell’ala abitata, profumo di
cavolo, cucinino e stanza con un tavolo, due panche, una credenza per piatti e
vestiti, un lettino stazzonato, muro a mattoni nudi con ampi strati di muffa
grigia qua e là, una lampadina fioca al soffitto, pavimento impolverato con
carte e cicche sparse per lo più sotto il tavolo ed il letto.
"Mai mangiato nulla di più scipito.” dice lo Sguardo alzandosi da tavola.
Esopo si fa chino chino: "Perdonatemi... quel che c'è...
pochi soldi, di questi tempi... qui mi disprezzano tutti ma... "
"Perchè la disprezzano? lei è il maggiordomo, il capo della servitù, dovrebbero rispettarla.”
“Ecco! Perdonatemi…lo sapevo che avrebbe detto così! Io... io...
perdonatemi, ci provo, faccio quello che posso ma... sono mostri... tutti
addosso a me... succede qualcosa la
colpa è sempre mia e io... ecco! Perdonatemi...
sempre così.”
“Ho capito, cambiamo discorso, dovrei pisciare, c' è un
bagno?”
"Il mio se vuole, nel corridoio, non si stupisca, qui
le cose…perdonatemi... non c’è niente che funzioni... ci sono altri bagni ma, dico io... perdonatemi, meglio farla contro i
muri."
“Devo solo pisciare,
il suo bagno andrà benissimo. "
Qualche minuto dopo, salendo le scale, lo Sguardo chiede:
“La servitù è stata avvertita?"
Esopo arranca sibilando curvo, le mani trascinate sui
gradini: “Sono nella cappella, l’aspettano ma... perdonatemi... non si fidi... quelle…
l’ idiota poi... diranno tutti che sono stato io, la colpa è sempre mia, ecco!
Perdonatemi…sono streghe, bugiarde, false...
diranno che…”
“Non si preoccupi, mi atterrò ai fatti, all' evidenza.”
"Perdonatemi... si vede che lei è intelligente ma...
contro le male lingue non c’è difesa e quelle… perdonatemi… io non mi fiderei...
qui tutti mi disprezzano ma se non ci fossi… perdonatemi…”
Parlando così arrivano alla cappella: Una sala col soffitto
a cupola, qualche inginocchiatoio, un confessionale di legno nero lugubre e
tarlato, muri grigio scuri chiazzati d’umidità senza arredi, l’aria gelida odora di incenso stantio e
decomposizione. Su un lato un piccolo altare coperto da un drappo bianco
costellato di macchie, buchi e cuciture. Sul fianco un crocefisso, il solito
caprone barbuto scarno e sanguinante, nudo eccettuata una fascia lurida sui
fianchi da cui trapela un vistoso “pacco” di genitali. Davanti una madonna di
marmo bianco immacolato paludata da
suora, inginocchiata, le braccia tese
verso il crocefisso.
Inginocchiate accanto a lei tre donne corpulente vestite di
nero, il capo coperto da un velo, lo Sguardo fisso in adorazione verso, per
essere precisi, il "pacco” del
crocifisso.
Esopo guarda lo Sguardo con occhi angosciati: "Ecco!
Perdonatemi…che le dicevo?... sempre così,
diranno... e poi…perdonatemi…sempre io…”
Le donne sollevano leggermente il capo guardando di
sottecchi con aria terrorizzata e iniziano a recitare il rosario a voce alta.
“Sono pazze.” dice lo Sguardo.
“Perdonatemi... io so, se solo... beh... faccia lei.”
“Non vedo l’idiota.”
"Quello…perdonatemi... chissà dov’è... arriverà... "
“Avverta che voglio interrogarle.”
“Lo sanno... perdonatemi… hanno detto... se la prenda con
loro, io non ho fatto niente, perdonatemi... hanno detto che si vergognano a
parlare con lei, se vuole là…” indica il confessionale, “deve entrare là, solo così... perdonatemi… le diranno…”
“Assurdo!"
"Perdonatemi, che le dicevo, qui è sempre così e poi la
colpa è sempre mia... ed io, perdonatemi ... se vuole,
altrimenti le guardi.”
Le donne continuano a sgranare il rosario a voce alta.
"Starò al gioco, vada per il confessionale... iniziamo
dalla cuoca.”
“Perdonatemi, quella... cuoca poi... almeno cucinasse
qualche volta…come vuole... è negra... faccia attenzione... una volta mi ha
morso… ma vada, entri là altrimenti non viene e chiuda le tendine... si
vergognano... questa poi... diranno che…”
Lo Sguardo entra nel confessionale, arriva una donna e si
inginocchia al lato.
“Essere pentita!" dice, con voce arrocata impastata di
saliva.
“La devo interrogare”
continua lo Sguardo.
“Essere pentita!“
“Come si chiama?”
"Io sgobbona, lavorare tutto il giorno, adesso essere pentita, il mio nome,
chi lo sa? Tutti mi chiamare Ponpon, da bambina morire di fame, o serva o buttana e me piacere grossi
cazzoni. Venire Mandela e abbracciare stregone, negri dire bravo, lui vendere io, adesso essere pentita ma Ponpon sgobbare, fare cuoca.”
Dalla grata si intravvede un viso paffuto con grossi
labbroni ed occhi bovini, l’alito sa di
vino.
Lo Sguardo: “Ponpon è un bel nome... quando ha visto per
l’ultima volta la vittima?”
“Essere pentita, quale vittima? io non sapere.”
“C’è stato un omicidio al castello.”
“Tu dicere? Aspettare, ora ricordare, la morta,
la trovatella essere, io non
sapere, non vedere, preparare pranzo e poi... Esopo sapere, chiedere Esopo, lui portare cibo.”
“Di quale trovatella parla?”
“Non sapere? come si dicere qui? ” sottovoce: “Lui essere
bugiardo, la trovatella, la morta, il
vecchio trovare neonata insieme all’altro dentro cassonetto di immondizia poi
adottare.”
“Come fa a saperlo?”
"Essere pentita, così dicere in giro. Esopo sa.”
“Da quanto tempo lavora qui?”
“ Tanti anni, dimenticare.”
“Cosa faceva prima?”
"Io essere puttana! allora? Essere pentita! centocinquanta cazzi un giorno,
adesso essere pentita. O serva o buttana, negri bastonare e prendere
tutto per bambini dicere ma... essere
bentita!”
“Il vecchio lo conosceva bene?”
“Quale vecchio? io
mai visto, solo sentire dire, adesso
essere bentita.”
“Sa qualcosa del testamento?”
“Testamento, cosa essere? tu usare parole difficili, io
sgobbona, non capire.”
“Insomma, i soldi del vecchio, a chi vanno?”
“Quali soldi? qui non vedere picco da essere morto papa, io non essere stata, io sgobbona,
centocinquanta una volta, nessuna come me,
figa, culo, tette,
tutto fare, negri prendere per
bambini, adesso essere bentita ma... ”
"Perchè ha smesso?
La voce cambia e continua gemendo come una bambina: “Negri
bastonare, non sapere, essere bentita, tanto
bentita.”
“Come ha fatto a farsi assumere in questo posto?”
“Non ricordare.”
“I padroni la trattano bene?”
"Badroni? uomini tutti porci... bianchi, neri,
succhiare cazzo, prendere in culo, questo
sapere, sgobbona, adesso essere bentita, fare cuoca, badroni... meglio non dire... loro
sapere vudu, io non essere stata.”
“Che cosa ha fatto la notte del delitto?”
“Notte io pregare e dormire, sempre, non sabere altro.”
“Qualcuno l’ha vista? "
“Dio vedere, chiedere a lui. "
"E’ stata nella cripta di Iside?”
“Tu essere matto! Io andare laggiù? morti camminare di
notte, essere zombi, io pregare e basta, volere sentire?
“Il fratello della vittima lo conosce?”
"Lui essere trovatello... idiota trovare immondizia,
così dire, essere sempre in sua camera, io cucinare pranzo ma non vedere, ora essere
bentita , trovatelli venuti per tesoro, così dicere.”
“Chi dice?”
“Non sapere. Qui essere tutti bugiardi, falsi.”
“Esiste un tesoro? Che cosa sa?”
“Vecchio trovare e seppellire da qualche parte, tutti
cercare, io non sapere, centocinquanta cazzi fare, nessuna essere
come me.”
“ln che rapporti era con la trovatella?”
La cuoca riprende a parlare a voce roca, cavernosa: “Lei
essere io! non vedere, quando arrivare essere in cucina, preparare pranzo.”
“Mi sta prendendo in giro?”
“Essere bentita!“
"Lo sa che il vecchio è morto?
“Certo, essere morto dieci anni fa, io preparato ultimo pasto.”
“Esopo ha detto da una settimana!”
“Cosa sapere Esopo? lui scemo, badroni tenere per pietà, non
credere quello che dicere."
"Interessante. Per il momento non ho altro da chiederle,
può andare.”
" Allora? "
“Che cosa?”
“Essere bentita, non fare succhiare cazzo?”
“Cosa intende?”
"Essere bentita! Prete quando confessare fare sempre
succhiare cazzo per penitenza, io sgobbona,
centocinquanta cazzi avere, nessuna
come me.”
“Per questa volta niente penitenza.”
“Essere senza cazzo? Io volere penitenza, se preferire culo, prete qualche volta biacere...
“
"Abbiamo finito, se ne vada e faccia venire un’ altra.”
“Volere ebrea? Anche lei buttana ma non sgobbona come me,
centocinquanta avere fatto, adesso essere bentita ma…”
Nella penombra della grata appare un volto tondo con labbra
carnose ed occhi bovini.
“Sono pentita, la colpa è mia, sono stata io, confesso tutto!” esclama, battendo la fronte
contro la grata.
“Come si chiama?” domanda lo Sguardo.
La donna emette un lungo sospiro di ansia cardiopatica e
risponde, continuando sottovoce con sibili di gola: “Che iddio maledica il mio
nome, lo vede anche lei, son fatta così,
che ci posso fare?
“Da quanto tempo lavora qui?"
“Confesso tutto! Sono, giorno più giorno meno, trentamila
anni.”
“Interessante. QuaIi mansioni svolge? "
“Lavo, cucio, stiro, un po’ questo un po’ quello, confesso, sono stata io, è tutta colpa mia,
merito di morire, le mie ossa marciranno, per me non c’è speranza, sono dannata.”
Inizia a piangere singhiozzando con acuti e silenziosi:
"ih ih ih."
Lo Sguardo trattiene l’intenzione di ridere e continua: “Si
calmi, ricorda ancora quel che faceva prima di venire qui? Trentamila anni sono
tanti.”
"Ho detto così?" chiede fra le lacrime, sibilando
a labbra strette, “che bugiarda, ho
mentito, allora? mi frusti, che aspetta,
lo merito!"
"Si calmi, vuole che rimandiamo l’interrogatorio?”
"Non c’è bisogno, sono stata io, confesso tutto!”
“Andiamo con ordine. Le ho chiesto che cosa faceva prima di
venire a lavorare qui.”
"Io ero una principessa, bella,
bella e ricca, tanto ricca, avevo, non ricordo quanto Iungo, avevo il
cazzo lungo come... lungo lungo, sognavo, i preti dicevano che era colpa mia,
che la dovevo pagare ed io sognavo di avere un cazzo lungo lungo come... e
glielo mettevo in culo ad Adamo, glielo mettevo sempre in culo.”
“Adamo era un suo amico?”
“Nell’eden, se fossi nata maschio, loro frustavano, lo
frustavo a sangue e poi glielo mettevo in culo, mi tiravo il clitoride, volevo...
sono stata io, mi frusti!”
“La cuoca ha detto che lei è ebrea, l’ho vista pregare il
crocefisso, ha cambiato religione?”
“Il diavolo la prenda per i piedi!” sbotta acida e riprende
sottovoce: “sono stata io, è colpa mia, il prete ha detto che le mie ossa
marciranno in eterno, non usciranno dalla tomba, l’ho meritato, così fan tutte
qui, uno vale l'altro, che differenza
c’è? Nell’eden avevo un cazzo lungo, ad Adamo piaceva, veniva e pagava il
soldino, è colpa mia, le mie ossa…”
"Era una prostituta?”
“Ero Eva!” esclama con uno strillo acuto e continua
piangendo e mugolando con la vocina da bambina: “Mi avevano chiusa in un buco e
diventavo sempre più piccola, avevo
freddo , era sempre buio, andavano e
venivano, non sentivo nulla avevo un
cazzo lungo come…”
Lo Sguardo si arma di pazienza e chiede: “Conosceva la
vittima?”
“Quale vittima?”
“C’è stato un omicidio, una donna è morta, non le hanno
detto niente?”
“Che satana le mangi il cuore! quella? L’ha meritato! Io
sono stata! Lei voleva essere me, io sono! confesso, I’ ho uccisa!”
"Come ha fatto? “
“Sono stata io, è colpa mia,
le mie ossa marciranno in eterno,
se muoio per me è finita, non uscirò mai dalla tomba, mi frusti, lo
merito!"
“Dove ha preso il martello?”
"Quale martello?”
“Lei sa che la vittima era una trovatella?”
“Ih ih ih! chi glielo ha detto? Una puttana! Il vecchio
l’aveva comprata in un bordello."
“Conosce il fratello… lo sa che è scomparso?”
"ih ih ih! Quello,
glieIo ficcherei in culo quant'è lungo, se fossi nata maschio, tutti così, Iui, io sono! era il suo pappa, il vecchio li prese insieme, che affare!”
“Ricorda quando avvenne? "
“Mille, forse duemila anni fa.”
“Lei era presente?”
"Certo! Io sono! Prima di lei il vecchio amava me, poi
arrivò quella e tutto finì, lo merito, le mie ossa marciranno in eterno!”
“Parli del vecchio, dopo tutto questo tempo lo deve
conoscere bene, lo sa che è morto?
"
“Ih ih ih! lui morto? Lui non può morire, era già morto
quando... Iui è una parola, si nasconde sotto la lingua, infame!”
"Interessante. Parli dei padroni, la trattano bene?”
La donna riprende a battere la testa contro la grata
mormorando parole disarticolate, si
soffia il naso e risponde: “Ssst! loro non vanno nominati, loro sanno la parola, cambiano tolgono aggiungono, loro comandano alle ossa, plasmano il fango."
“E’ stata nella cripta di Iside?”
“Lei è pazzo! lo laggiù? C’è il golem là, che iddio lo
incenerisca, da bambina, di notte, mentre dormivo veniva a darmi i pizzicotti
perchè sognavo di avere il cazzo, un cazzo lungo come... " si interrompe ansando dal terrore.
“Si calmi, sono solo superstizioni.”
“Sono stata io, merito di marcire, non uscirò mai dalla
tomba, le mie ossa sono una vergogna, lo
vede anche lei, mi frusti, è tutta colpa
mia.”
“Interessante. Sa qualcosa a proposito dell’eredità?"
“Quale eredità?”
"I soldi del vecchio a chi vanno?”
“Ih ih ih! Quello non scucirebbe uno zloty, però... "
avvicina le labbra alla grata e continua in un bisbiglio quasi impercettibile:
“Cercano il tesoro, il tesoro del vecchio ma quello non lo mollerà, se ne vada,
è una trappola, non l’ha ancora capito?” si allontana dalla grata e
continua sottovoce: “Adesso mi vergogno,
è tutta colpa mia, le mie ossa marciranno in eterno, se morissi per me è finita.”
"Va d’accordo col maggiordomo?”
Chi, il gobbo, lo sgorbio? Che satana gli ammuffi le
budella, quello? non si fidi, è un
bugiardo, qui tutti lo sono, solo io
marcirò nella tomba, le mie ossa se
morissi…”
“Basta cosi, per il momento non ho altro da chiederle, può
andare.”
“Si è convinto? sono stata io, io sono! Adesso mi frusta?”
Lo Sguardo evita di rispondere, esce dal confessionale e
chiama Esopo.
Il maggiordomo, seduto ai piedi del crocefisso, s’alza a
fatica e trascinando le mani sul pavimento arriva.
Lo Sguardo dice: “Questo è un covo di matti, voglio parlare
col notaio!”
Esopo lacrima: “Che le dicevo?... perdonatemi... il notaio
non può venire.”
“Chiamatelo al telefono.”
“Perdonatemi... quale telefono?... qui, tutti mi disprezzano ma... sono anni che lo
dico…il telefono, mettiamo un telefono... perdonatemi... poi la colpa è sempre
mia ed io... perdonatemi... eh?.. .”
"Andate a
prenderlo di persona!”
“Perdonatemi... in questo stato come posso... forse domani...
oggi... che le avevo detto... mentono tutti... qui è un altro mondo... scommetto
che adesso la colpa è mia, perdonatemi... se non ci fossi…”
"Ho capito. Per questa volta la perdono e continuo
l’interrogatorio. L’idiota dov‘è?”
“Perdonatemi... quello... sempre a ficcare il naso dove... e
poi la colpa…”
“Lo vada a chiamare !”
Lo Sguardo fa cenno alla serva rimasta e rientra nel
confessionale.
Alla grata appare un viso tondo con grandi labbra ed occhi
bovini.
“Il signore è il mio sposo.” dice inginocchiandosi alla
grata con voce mezza maschile e mezza femminile.
Lo Sguardo, certo di trovarsi di fronte un’altra pazza,
dice: “La devo interrogare per il delitto commesso in questo castello. Lei sa
qualcosa? "
“lo so tutto! Io... io... io... ssss... cì!” termina la esse
con uno starnuto trattenuto comprimendosi iI naso.
“Vuole parlare direttamente o preferisce che la interroghi?”
“lo so, il signore è dio, io sono la sua serva, la sua
ssss…cì! lei domandi e io so tutto! etcì! cosa vuole? non mi faccia proposte
oscene che con me non attacca, io sono votata a lui, al mio
sposo, etcì!"
“lnizi col dirmi come si chiama"
“lo sono la madonna!”
“Ha per caso bevuto?”
“Non faccia il cretino che con me non attacca, etci!”
Uno schizzo di starnuto passa la grata e colpisce lo Sguardo
sulla fronte: “E' molto che lavora qui?”
“Sono arrivata ieri.”
“Come? il maggiordomo ha detto che... ”
La donna lo interrompe: “Ieri, che importa quando, ieri,
ieri... cerchi di capire, etcì!"
“Conosceva la vittima?”
"Quella puttana, quella troia, quella vacca, la darebbe anche ai cani, io
invece etci! è morta! Dio l’ha punita! voleva essere me ed io ho parlato con il
mio sposo e lui mi ha vendicata! E’ stato dio ad ucciderla, etci!"
“lnteressante. Che cosa faceva prima di venire a lavorare
qui?”
“Sono la sua sposa, la sua serva, etcì! Lo servivo, lui è
così buono, così ingenuo, fa una pena poverino, come farebbe senza di me? etcì!”
“Risponda alla domanda. “
“Da bambina sapevo di essere la madonna, di notte al buio mi
spogliavo nuda, mi lavavo bene la figa, la
profumavo e poi mi mettevo sul letto a gambe larghe e lo aspettavo, etcì !
“Chi aspettava?”
“Lui, lo spirito santo, l’uccello.”
“Veniva?”
“Tutte le notti! etci! mi prendeva davanti, dietro, in
bocca, anche nelle orecchie, si
strusciava, quando feci la prima
comunione raccontai tutto al prete che mi confessava, sembra ieri, etcì! lui mi
fece parlare con la badessa che mi prese con lei e mi portò in un convento dove
mi chiusero in una cella, etcì! sembra
ieri, non potevo parlare con nessuno, solo
con la badessa ed il prete e naturalmente con il mio sposo."
"Veniva ancora a trovarla?”
“Certo, tutte le notti! etcì! Al mattino la badessa voleva
che le raccontassi tutto, poi mi infilava due dita nella figa e la sondava a
lungo, me la leccava, diceva che voleva sentire bene il gusto dello spirito
santo per capire se ero veramente la madonna, poi se la faceva leccare, sembra ieri, etcì! a me non piaceva, le
puzzava di uova marce, mi teneva per il collo, aveva le unghie dure, etci!
Qualche volta veniva anche il prete e... "
“ Ho capito, basta così, quando lasciò il monastero venne
direttamente qui?"
“Cosa dice? è pazzo? etcì! Non mi sono mai mossa dal
monastero! Che le han detto le altre sorelle? Chissà? son tutte invidiose
perchè io sono la madonna, etcì! gelose
da morire, se potessero…“
“Conosce il fratello della vittima? Lo sa che è scomparso?”
"Quale fratello? etcì !"
“Sono stato nella sua camera sulla guglia più alta del
castello, Esopo ha detto che tutti lo sapevano.”
“Etcì! EtcÌ! Esopo mente, come tutti, qui sono tutti
bugiardi! Solo io, la madonna, etcì! ho capito,
lui non è suo fratello! Lui, lo odio, solo arie! Lui…” Ia voce cambia in
quella di una bambina: “Lui, vorrebbe rubarmi al mio sposo ma con me non
attacca, ” riprende con la voce stereofonica: “io sono la madonna! Nessuno fa
il furbo con me, altrimenti etcì!"
“In questa ultima settimana lo ha visto?”
"No, etcì!”
“Sa perchè è tornato?”
“No.”
"Non sa niente dell’ eredità? “
“Quale eredità? etcì!"
“I soldi deI vecchio.”
"Quali soldi? Non faccia il furbo con me altrimenti lo
dico al mio sposo e quello, un momento, etci! ho capito.“ avvicina le labbra
alla grata e continua sottovoce: “Lei intende il tesoro, sono anni che lo
cercano, scavano scavano, faccia attenzione,
è una trappola!”
“Lo sa che il vecchio è morto?”
“Come sarebbe morto? non può essere! E’ proprio lui che lo
cerca.”
“Ho visto il suo cadavere.
“Visto, cosa vuol aver visto lei? etcì! Cosa ne sa? io sono
la madonna, sono ispirata quando parlo, di me si può fidare. Il vecchio non è
morto!”
“E’ stata nella cripta di Iside?”
“Certo, etcì! Ci sono
stata ieri."
"Ieri quando?”
"Ieri , che
importa quando?”
“Che cosa ha fatto?”
“Sono scesa all’inferno, ho visto il fuoco, i diavoli con le
corna mi correvano dietro con i forconi,
sputavano fiamme, erano orrendi, sono morta di paura ma con me non
attacca, c’era il mio sposo a difendermi, è successo ieri ma è così
lontano."
“E’ in buoni rapporti con i padroni, la trattano bene?"
"Etcì! Quali padroni? intende la badessa? Lei viene
tutte le mattine con il prete e vogliono sapere, io sono la madonna, io sono,
lei… sono contenta che sia morta, se non ci fosse stata lei, ma il mio sposo mi ha vendicata, lui ama solo
me, non può amare una puttana!”
“Basta così, non ho più nulla da chiederle, può andare.”
“Come? non vuol
sapere cosa fa il mio sposo quando mi viene a trovare?”
“No.”
“Etcì! se vuole le faccio vedere, ce l’ha un soldino?”
Le tre donne si sono riunite di fronte al crocefisso in
adorazione del “pacco”, discutono tra loro sottovoce, bisbiglii che echeggiano
nell’aria rimbalzando dalla cupola del soffitto al confessionale, la
discussione si anima, il volume sale, tutte insieme si gettano sul povero
cristo ed a morsi gli strappano le fasce che avvolgono “il pacco” e continuano a
mordere in una apoteosi di sangue, un fiotto di parole: “Io sono, io sono, io
sono!”
Coltellate contro i muri, palle di merda, lance acuminate,
scariche di fucile, cannonate, rimbombi d’aerei gonfi di bombe, esplosioni
atomiche, il banchetto degenera, vesti lacere, morsi, graffi, un fiume di
sangue, le membra si allungano come gomma, le gambe le braccia i colli le teste
i seni, i clitoridi lunghi vermi filiformi
in volo col serpente, le facce si
staccano dal corpo, s’allungano gli
occhi, le orecchie, il naso, la lingua, il mento ed infine spariscono.
Per qualche secondo l’eco dei "io sono” risuona nella
cupola, sempre più piano, più piano, silenzio.
Con un cigolio sinistro s’apre la porta della cappella ed
appare la figura dell’idiotoforo.
L’ansare di Esopo: “Perdonatemi... che ho fatto per meritare...
pietà... tutte a me... e poi, ecco! Perdoratemi…”
Cammina curvo rannicchiato su se stesso sostenendosi con le
mani al pavimento con la testa schiacciata tra le gambe del peso che porta
sulle spaIIe.
Un uomo con la faccia tonda e sudata, capelli radi,
occhi bovini, grosse labbra ed un naso a
forma di cazzetto floscio che gli batte sulla bocca, vestito con una maglietta
arlecchino e braghe corte di tela rossa.
Esopo lo porta allo Sguardo,
con voce sfiatata dice: “Ecco! Che le dicevo, qui tutti... perdonatemi…guardi
che mi tocca... eppure io... se solo…”
"Op! Op!" grida l’idiota, saltando sulle spalle di
Esopo.
“Ecco!... perdonatemi... gliel’ho portato, ha visto?... che
le dicevo, tutto per... sempre colpa mia e poi, eh? perdonatemi ed io... "
“Non può scendere?" chiede lo Sguardo all’idiota.
La voce pastosa, filiforme, inizia con un ululato Iontano
fuori dalle gole di milioni di cani chiuso in un globo di nulla che si posa
sulla sua bocca per dire: "Perchè? si sta così comodi, scenda lei piuttosto, che vuole da me?”
La voce è affabile, gioviale come quella di un contadino
ignorante la domenica in piazza che parla di maiali.
“La devo interrogare e preferirei farlo a quattr’occhi.”
“Noi siamo a quatt'occhi!“ urla l’idiota battendosi un pugno
sui coglioni.
Esopo geme: “Ahi! Perdonatemi... perchè mi picchia... sempre colpa mia,
ecco!"
"Lei ha niente in contrario?" chiede lo Sguardo al
maggiordomo.
“Perdonatemi... che ci posso fare... se solo... qui è sempre
così... la colpa, se soIo…” inizia a
piangere sottovoce.
"Op! Op!" grida l’idiota, calcando sulle sue
spalle.
Lo Sguardo dice: “Usciamo da questo posto, cambiamo aria.”
La scena si sposta in un lungo corridoio scalcinato,
macerie, polvere, ragnatele, buio ed un riflettore da teatro puntato, un occhio
di luce viva che segue il discorso.
“Come si chiama?” inizia lo Sguardo.
L’idiota alza un braccio gridando: “lo sono il figlio di
dio! Op! Op!” salta sulle spalle di
Esopo che geme: “Perdonatemi... sempre colpa
mia, guarda che... "
Lo Sguardo: “Ho saputo che in questi giorni ha visto e
parlato con il fratello della vittima. Che cosa vi siete detti?”
L’idiota avvicina le labbra all'orecchio dello Sguardo e
sibila: “Che fratello? Lui è figlio di una serva, capisce? da bambini ci hanno
sostituiti, il vecchio preferiva lui, io
sono! Op! Op!" agita le mani per aria.
“Che cosa vi siete detti?” insiste lo Sguardo.
“L’idiota torna a bisbigliare nell'orecchio: "Io non
sono figlio di una serva, che cosa vuole che dica a uno così? Op! Op!"
“Perdonatemi ... che mi tocca…”
Lo Sguardo: “Avete parlato della vittima?"
“L’idiota acciglia gli occhi, sbuffa sul cazzetto facendolo
sobbalzare sulle labbra e risponde: “Forse... non mi curo quando parlo col
figlio di una serva, da bambini ci hanno
sostituiti, il vecchio preferiva lui, che ingiustizia, come poteva,
a me, di quale vittima parla? Io
non sono figlio di una serva, lui non meritava, mi invidiava io, un artista,
io sono.” avvicina le labbra e sussurra, suadente come un serpe:
“Lui è figlio di una serva, lui l’ha uccisa!"
“La lettera che ho trovato nella guglia accenna a fatti
accaduti anni fa tra lei e la vittima quando lui lasciò il castello. Che cosa
avvenne? “
Sibilato nell’orecchio: “Lui è figlio di una serva! Op! Op!”
gorgogliando giulivo sulla groppa di Esopo continua: “Lei era una vacca, veniva
a farsi mungere da me nella stalla, si faceva anche i cavalli, i muli, i cani.”
“E’ questo che gli ha detto?”
"Lui è figlio di una serva... op! op!"
“Quando ha visto per l’ultima volta la vittima?"
“L’idiota pensa qualche secondo e risponde: “lei implorava,
supplicava, voleva... una merda ! il
vecchio preferiva lui!
“L’ha vista o non l’ha vista?”
"Lei voleva ma io, scendere in quel buco con tutti quei
morti non potevo, lui le ha mangiato il cuore, lui è stato, ci hanno scambiati ,
il vecchio era rimbambito, io sono!”
“Quali sono le sue mansioni?”
“Io non sono figlio di una serva! op ! op !”
"Vuol dire che è un non essere?”
“Qualcuno ci ha scambiati! Io sono!"
“I padroni la trattano bene?"
La voce si fa leccosa: “Loro hanno i soldi, tanti soldi,
loro sono io!”
“Lo sa che il vecchio è morto?”
L’idiota s’adombra: “Morto? Se gli ho parlato solo un attimo
fa. Adesso il vecchio ama me, si è ricreduto.”
“Esopo, ha mentito!” esclama lo Sguardo.
“Perdonatemi... L’ha
visto anche lei giù nella cripta... questo... guardi come mi tratta... non le
faccio pena?... gli dica qualcosa... ecco!”
"Chi è stato a chiamarmi?”
“Perdonatemi... non so... la colpa è sempre mia…i padroni
hanno ordinato:''Digli tutto, fagli vedere ogni cosa... perdonatemi... guardi
che mi tocca fare, se solo... mi disprezzano tutti ed io... che cosa ho
fatto?…sempre colpa mia…perdonatemi... "
Lo Sguardo all’idiota: “Se il vecchio non è morto non c'è
eredità.”
"Chi ha detto che il vecchio non è morto? op! op! il
vecchio ha lasciato tutto a me, lo so,
me Io ha detto lui quando era vivo.” sibilato nell’orecchio: "Lui è figlio
di una serva capisce? il vecchio lo teneva a fare il giardiniere, doveva
vederlo.”
“Tutti parlano di un tesoro nascosto, che cosa sa?”
“Il tesoro? Op! Op! Sì, si dice, bisogna cercarlo però, il
vecchio è furbo, lui lo ha nascosto, io
lo troverò! Io non sono figlio di una serva.”
"C’è qualcosa in particolare che non le ho chiesto e
vuole dire?”
L’idiota pensa qualche secondo, agita le braccia calcando su
Esopo ed avvicina le labbra per sussurrare: “Lui è figlio di una serva!”
"In tal caso non c’è altro, può andare, Esopo lo scarichi !”
“Perdonatemi... come faccio... questo pesa... la colpa è
sempre mia ed io…”
"Se ne vada!" ordina lo Sguardo all’idiota.“
"Op! Op! Io sono il figlio di dio!”
Il corridoio giunge al termine e l’idiota scompare.
La scena si sposta nel pertugio di Esopo, riflettore sempre puntato, stanno
cenando, lo Sguardo dice: “Questa minestra è uno schifo.”
“Perdonatemi... che colpa ne ho?... vorrei... se potessi... qui
mi disprezzano tutti ma se non ci fossi io... "
“La cuoca ha detto di essere stata lei a preparare i pasti
per i gemelli."
“Perdonatemi... è una bugiarda... che le avevo detto... scommetto
che adesso la colpa è mia... sempre così e poi... perdonatemi…”
“Vuol dire che mentono tutti e lei perdonatemi?”
“Perdonatemi... ”
“Solo su un fatto le risposte sono state unanimi: il
tesoro! Esiste veramente?”
“Forse…perdonatemi... qui tutti lo cercano ed io... ecco,
sempre colpa mia, qualsiasi cosa succeda... che cosa ne so? ... perdonatemi, eh?…”
“Vorrei parlare con i padroni.”
"Glielo ho detto, perdonatemi... loro, verranno loro, non si preoccupi, forse… anche loro vogliono... ”
"Che cosa c’è per secondo?”
“Zuppa di cavoli... perdonatemi ma qui... "
“Questa notte intendo passarla nella cripta di Iside, è
possibile?”
"Se vuole, perdonatemi... i padroni hanno detto: tutto
quello che chiede, loro… perdonatemi... c’è da diventare pazzi ma se vuole... le
posso tenere compagnia, sa, io... se solo... "
"Porti la zuppa, sono almeno conditi?"
Nessun commento:
Posta un commento